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Avevo due zii, fratelli di mia madre, che erano donatori: uno iscritto all’Avis e l’altro a una Federazione.
Entrambi frequentavano la mia famiglia e non c’era momento che non si parlasse di donazioni. In ognuno emergeva l’orgoglio di appartenenza e la difesa della propria bandiera; io li avevo soprannominati Don Camillo e Peppone. Tramite loro ho avuto la fortuna di conoscere altri donatori di entrambe le realtà associative.
Non avevo ancora 18 anni ma ero già convinto di voler diventare un donatore, anche se non sapevo dove iscrivermi. Chiesi a entrambi gli zii e ognuno mi spiegò lo statuto delle rispettive realtà a cui erano iscritti e rimasi affascinato dalle origini dell’Avis.
Il 31 marzo 1978, all’età di 18 anni, feci la mia prima donazione (sacca di 250 cc). Dopo aver donato il sangue, era pronto un panino con una bella “braciola” appena cotta e mezzo litro di un succo polposo di frutta fatto in casa contenuto dentro la famosa bottiglietta della gassosa Milozzi. Nascosto in un armadietto c’era anche un bel fiasco di vino rosso, uno di vino cotto e una bottiglia di brandy, ma secondo il medico e il dirigente avisino di turno non avevo ancora l’età!
Gianni, Montegranaro (FM)
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